"L'acqua non può più essere considerata
un bene economico che si compra o si vende, ma un diritto, che
per ora è senza tutele legali né garanzie":
lo ha detto alla MISNA Emilio Molinari, Presidente del Comitato
italiano per il Contratto Mondiale sull'acqua', al suo rientro
dal 'Forum Sociale Panamazzonico', che si è svolto a Manaus,
in Amazzonia. "Discutere in quel luogo della questione delle
risorse idriche ci ha posto subito di fronte a un paradosso: ogni
giorno nel Rio delle Amazzoni a Manaus scorre una quantità
d'acqua in grado di servire la popolazione di New York per dieci
anni, ma nella periferia di questa città del Brasile non
c'è accesso a quella potabile" aggiunge. "In
America Latina la sensibilità al problema delle distribuzione
dell'acqua è comunque molto maturata e si è consolidata".
L'esempio più clamoroso è quello dell'Uruguay: in
occasione delle presidenziali del novembre 2004 vinte per
la prima volta dalla sinistra con Tabaré Vazquez - gli
elettori hanno bocciato a stragrande maggioranza la proposta governativa
di privatizzare le risorse idriche". Non solo, ma si è
compiuto un significativo passo avanti: "Si è affermato
un concetto nuovo: l'acqua è un diritto umano, perciò
non si vende né si compra" spiega Molinari alla MISNA.
"La gente l'ha capito anche grazie a una campagna di sensibilizzazione
ben organizzata sui muri della capitale Montevideo, dove abbiamo
visto i manifesti di movimenti e associazioni che chiedevano ai
cittadini di impedire la privatizzazione dell'acqua". Anche
a Buenos Aires dove pure in molti quartieri di periferia
manca quella potabile si sta rafforzando una rete delle
società civile per chiedere che venga garantito l'accesso
alle risorse idriche. "Nel Forum Panamazzonico prosegue
il Presidente italiano del 'Contratto mondiale per l'acqua'
si è discusso molto dell'Area di libero commercio (Alca)
che gli Stati Uniti vorrebbero imporre in America Latina e nei
Caraibi. È emerso in modo evidente che l'obiettivo è
quello di appropriarsi delle immense ricchezze idriche del bacino
del continente, in particolare di quelle brasiliane". Al
termine del Forum è stato approvato un documento in cui
si chiede che il diritto all'acqua venga inserito nella nuova
Costituzione europea ratificata lo scorso 29 ottobre e in
attesa di entrare in vigore forse già dal 2007 e
che l''oro blu' venga più considerato "merce"
da tutti i Paesi, in particolare quelli dell'America Latina. Ma
l'acqua è davvero il 'nuovo petrolio', come sostiene qualcuno?
"Credo di sì. Basti pensare che sei miliardi di persone
nel mondo sono ogni giorno consumatori obbligati", argomenta
Molinari. Che segnala una preoccupante tendenza: "È
in atto il tentativo di non offrire più tra i servizi idrici
l'accesso all'acqua potabile, per scoraggiare l'uso dell'acqua
domestica e favorire l'acquisto di confezioni. In altre parole,
si tende cioè a 'declassificare' l'acqua potabile per abituare
e favorire l'acquisto in bottiglia". Dopo che per tutto il
secolo scorso la distribuzione dell'acqua potabile è stato
l'obiettivo di molti governi di destra e di sinistra come segno
di civiltà e sviluppo insiste Molinari "alle
soglie del terzo millennio si vuole negare questo diritto da parte".
Chi ci guadagna? Il controllo globale dell'acqua in bottiglia,
per ora, se lo disputano quattro grandi multinazionali, due statunitensi
e altrettante europee. "Dall'India all'Amazzonia, dal Tigri
all'Eufrate in Medio Oriente - dice ancora alla MISNA il numero
due del 'Contratto per l'Acqua' in Italia - "ovunque c'è
il tentativo di mettere le mani sulle fonti di acqua. Gli interessi
si alzano continuamente e c'è il rischio che a livello
locale tutto ciò ingeneri conflitti". La campagna
a favore dell'acqua ha una meta: le Nazioni Unite. "Entro
il 2007 conclude Molinari dovremmo avere un incontro
con il segretario generale dell'Onu Kofi Annan. Gli chiederemo
di rivedere la Dichiarazione universale del Diritti dell'uomo
del 1948, chiedendo di inserire i diritti all'acqua e all'alimentazione
come fondamentali". (EB)
[CO]
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