Autore: Flavio Gori
PRIMA PARTE: 2000-2001.
In Italia, negli ultimi tre
anni, si é avuto un certo interesse sul cosiddetto Fenomeno
di Hessdalen, tanto da far dire a qualcuno che gli Italiani hanno
maggiore conoscenza del Fenomeno che non gli stessi Norvegesi.
Molti articoli sono stati pubblicati su diverse Riviste ma quasi
sempre in lingua Inglese. Per questo motivo si propone una breve
sintesi dei lavori che sono stati fatti dai Ricercatori Italiani
nella valle norvegese negli ultimi tempi, gli anni che hanno coinciso
con un maggiore impegno nella ricerca nel campo elettromagnetico
delle basse e bassissime frequenze, in Inglese Very Long Frequency
(VLF).
La prima spedizione scientifica nella valle di Hessdalen è
stata organizzata dall'ingegnere Norvegese Erling Strand nel 1984
e da allora quasi ogni anno molti ricercatori di alta caratura
internazionale si sono avvicendati nella remota valle norvegese,
nella speranza di poter contribuire a spiegare scientificamente
il Fenomeno. Fino ad oggi, però, non è stato possibile
venire a capo dell'enigma. A partire dal 1994 ci si è occupati
del fenomeno luminoso di Hessdalen anche qui in Italia. Il primo
Ricercatore a varcare i confini della valle Norvegese è
stato Massimo Teodorani, un astrofisico cesenate che partecipò
al meeting organizzato da Erling Strand in quell'anno, allo scopo
di creare interesse a livello internazionale su un fenomeno ottico
ripetitivo che sembrava addirittura promettere qualche cambiamento
nella fisica contemporanea. Da allora il Dr Teodorani ha studiato
il Fenomeno in profondità tenendo numerosi Convegni e scrivendo
un alto numero di articoli su varie Riviste in tutto il mondo.
Inoltre la sua attività costante nel tempo ha fatto si
che sempre più Ricercatori italiani e stranieri si interessassero
dell'evento Norvegese.
L'aspetto visivo del fenomeno era e resta particolarmente intrigante
e spettacolare. Apparizioni luminose improvvise nella bassa atmosfera,
colori vivaci dal verde al giallo, passando per il blu ed il rosso,
con movimenti che vanno dal lentissimo al velocissimo. Talvolta
si presentano come luci immobili che poi si muovono a varie velocità
per poi rifermarsi e ripartire, variando anche spesso direzione.
Potrebbero essere scambiati per oggetti "guidati". Le
velocità raggiunte, il fatto di fermarsi improvvisamente,
restare immobili per poi ripartire, il compiere repentine "sterzate"
a 90° ed oltre, portano a ritenere che si tratti di luci non
strutturate. Dunque non oggetti solidi: plasmi?
Vorrei anche ricordare che se le luci riportate son diventate
sempre di più a partire dal 1981 e fino alla metà
degli anni 90, testimonianze raccolte in valle portano a ritenere
che già dalla fine del 1700 le luci sono ospiti di Hessdalen.
Dal 1908 si hanno racconti scritti ed ai tempi della seconda guerra
mondiale, gli stessi militari norvegesi e tedeschi che si trovarono
a transitare nella zona, ebbero avvistamenti del fenomeno, chiedendo
agli abitanti informazioni in proposito. A quel punto non fu più
possibile nascondere l'esistenza delle Luci di Hessdalen. Fino
ad allora gli abitanti non avevano parlato di queste luci ai non
valligiani (dunque neanche agli altri Norvegesi), per paura di
esser presi per visionari o ubriachi.
Questo è un altro aspetto importante e da non sottovalutare:
la paura di non esser presi sul serio ha portato (e forse porta
tuttora) diverse persone a non raccontare le proprie esperienze.
Grazie alla presenza di squadre di ricercatori internazionali,
gli avvistamenti (ed i testimoni) hanno guadagnato credibilità
e sempre più persone prendono coraggio e raccontano cosa
hanno visto. In alcuni casi può esserci adesso il rischio
che qualcuno sia portato a raccontare luci che non ha realmente
osservato ed anche in questo caso siamo davanti a situazioni di
cui si ha già avuto esperienza in altri frangenti, quando
si ha a che fare con fenomeni non usuali. Durante la Missione
2002 Matteo Leone (Responsabile Scientifico del CIPH) ha avuto
l'opportunità di intervistare numerosi testimoni, grazie
alla fondamentale collaborazione di Peder Skogaas, una persona
nata a Hessdalen che svolge attività di insegnante ed uno
dei pochi valligiani (la popolazione totale è di circa
150 abitanti) a parlare inglese correttamente. La collaborazione
di Skogaas è, a mio parere, veramente importante per stabilire
rapporti costruttivi, collaborativi e durevoli (se lo meritiamo)
con i valligiani. Lo definirei l'ambasciatore di Hessdalen. Con
alcune di queste persone abbiamo stabilito relazioni davvero amichevoli
e Peder è certamente una di queste persone!
Nel corso delle interviste di cui sopra è stato possibile
verificare la serietà con cui i valligiani trattano l'argomento
e, direi proprio, la "stanchezza" di non riuscire a
capire di cosa si tratta. Loro, come anche noi, vorrebbero avere
una certezza.
Un report di queste interviste sarà pubblicato da Leone
entro il corrente anno e, certamente, sarà una lettura
molto interessante.
Per avere un'idea efficace di
queste luci, sia come testimonianze fotografiche che filmate,
si consiglia di connettersi al sito internet ufficiale del Project Hessdalen: gestito
da Erling Strand. Oltre a questo si consiglia un sito italiano
gestito dal Comitato Italiano per il Progetto Hessdalen (CIPH). In entrambi i siti compaiono una serie di articoli
scritti dai ricercatori italiani e norvegesi che si sono occupati
del Fenomeno, quindi un modo per avere accesso ai dati ed alle
loro analisi, come anche le ipotesi più recenti.
Inoltre nel nostro sito http://www.loscrittoio.it
potete leggere alcuni lavori dedicati agli studi condotti
nel campo radio delle onde lunghe (VLF), come ad una delle più
recenti ipotesi di studio: la connessione fra l'apparizione delle
luci e la densità elettronica nell'alta ionosfera. In effetti
questa ipotesi è una delle poche in cui si riscontra una
connessione (anche temporale) fra il Fenomeno Hessdalen ed un
altro fenomeno fisico misurabile.
La prima Missione EMBLA 2000 aveva come scopo primario l'acquisizione
di dati nel campo ottico ma vi fu anche la prima registrazione
di dati VLF condotta col ricevitore ELFO dedicato alle frequenze
radio da 1 a 16 kHz, connesso a due antenne a quadro, dal lato
di 2 metri, appositamente progettato e costruito dai Ricercatori
del Radio Osservatorio del C.N.R. di Medicina, in seguito alla
mia proposta di campionare il rumore elettromagnetico in VLF allo
scopo di identificare quello definibile come standard, in maniera
tale da rilevare se una qualche anomalia dovesse insorgere prima,
durante o dopo l'apparire di un Fenomeno di Hessdalen. Questa
proposta venne ufficializzata nel maggio 1999 durante l'annuale
meeting che si tiene a Medicina ed a cui partecipano tutti i Ricercatori
che lavorano su Hessdalen. Durante la Missione EMBLA 2000 fu installata
la stazione VLF all'interno della Blue Box, la stazione da cui
vengono registrati, fotografati e filmati tutti gli eventi di
carattere ottico. Dobbiamo riconoscere che la posizione della
Blue Box non è perfetta per le registrazioni VLF, dato
che alcune linee elettriche corrono nelle vicinanze ma, allo stesso
tempo, concordiamo sul fatto che non é facile installare
una stazione che deve operare nell'arco delle 24 ore in Hessdalen.
Anche perché deve essere facilmente raggiungibile anche
in periiodi invernali, quando le temperature spesso scendono al
di sotto dei 20° e c'è molta neve.
I primi ricercatori VLF, oltre che a approntare la stazione ricevente,
rilevarono un rumore non naturale in VLF di proporzioni non previste,
forse dovuto anche alla coincidente esercitazione delle forze
armate russe nei mari intorno alla Norvegia, che si concluse con
l'affondamento del sottomarino Kursk con la morte di tutti i marinai
a bordo. Questa tragedia comportò certamente una serie
molto alta di emissioni in banda radio bassa e bassissima in quanto
con queste frequenze si riesce a stabilire contatti radio con
i mezzi immersi. Tutte queste forti emissioni radio di carattere
manmade, determinarono un forte inquinamento VLF nella zona di
Hessdalen, provocando problemi ai Ricercatori che, invece, avevano
necessità di registrare in ambiente assolutamente libero
da ogni interferenza, nella ricerca delle influenze radio date
dalle luci, presumibilmente assai deboli. Per questo scopo furono
organizzate sessioni di registrazione anche con il ricevitore
portatile del Progetto Inspire della NASA, cercando località
ancora più remote sperando di diminuire il rumore in banda:
senza grandi successi. Lo stesso fu fatto durante le successive
Missioni.
Durante la Missione 2001 si ebbe la possibilità di operare
con ELFO in maniera migliore di quanto avvenuto l'anno precedente,
seppure l'inquinamento indotto, era sempre alto e, talvolta, in
grado di coprire qualunque emissione naturale si fosse presentata
nella banda da 1 a 10.5 kHz. Per avere un maggiore dettaglio tecnico
si consiglia di connettersi qui, o
in lingua italiana,
mentre in questa sede vorrei dare un semplice resoconto dell'ipotesi
SCEB (Self Contained Energy Bags). Secondo questa idea, proposta
da Teodorani, non si esclude che queste luci abbiano una parte
della loro vita che non è visibile ai nostri occhi in quanto
sacche di energia entrocontenuta. Fino a quando queste sacche
non disperdono l'energia dal loro interno, queste restano non
rilevabili otticamente. Per verificare questa ipotesi ho proposto
un sistema di rivelazione indiretto, basato sull'influenza che
queste sacche produrrebbero nel campo elettromagnetico VLF locale
al momento del loro transito e rilevabile dalle antenne costruite
dai Ricercatori del CNR di Medicina (Bologna). Questi fenomeni
ottici, oltre che nei sistemi prima esposti si presentano anche
come globi luminosi rotanti e dunque considerando quanto si evince
dall'esperienza riportata dai testimoni, si pensa che nei sonogrammi
creati dal software di analisi al calcolatore si possono rilevare
figure geometriche non nitide (in quanto prodotte da fenomeni
di bassa potenza) di carattere Doppler, dovuto allo spostamento
(verso le antenne o in allontanamento da queste), come anche una
sorta di segnale rotondeggiante (a trottola) dovuto al movimento
intorno al proprio asse da parte delle sacche suddette qualora
si trovassero a ruotare in prossimità delle nostre antenne
Per meglio figurare il motivo della scarsa definizione del nostro
segnale, abbiamo immaginato una situazione simile che può
essere più facilmente capita in quanto esperienza più
comune. Pensiamo ad una persona che sta osservando uno spicchio
d'acqua della superficie di un lago, una fetta d'acqua calma ma
non completamente immobile. Una certa increspatura è sempre
presente. La stessa situazione la ritroviamo in un sonogramma
che ci riporta il rumore elettromagnetico di fondo nella banda
che ci interessa. Il sonogramma non riporterà mai un perfetto
silenzio (quindi una omogeneità totale dello spettrogramma),
ma sarà sempre presente una specie di formicolio dovuto
al rumore di fondo pressoché inestinguibile.
Nel momento in cui nel nostro lago passa un pesce, al di fuori
della zona da noi osservata (dunque non sarà visto direttamente
dall'osservatore di cui sopra) avremo comunque la possibilità
di capire che qualcosa sta transitando in quanto l'acqua che stiamo
osservando subisce una variazione, aumenta l'increspatura nella
direzione del transito del pesce e quindi avremo un'evidenza indiretta
del pesce che sta passando. La stessa cosa avviene, secondo l'ipotesi
in esame, quando una SCEB transita vicina alla nostra antenna:
pur non potendo rilevare direttamente l'oggetto in transito, il
rumore elettromagnetico di fondo viene perturbato in maniera proporzionale
alla dimensione ed all'energia della SCEB (un po' come le dimensioni
e la velocità del pesce nell'esempio del lago), permettendoci
di avere una prova indiretta del suo passaggio.
Nelle registrazioni che sono state effettuate in valle durante
l'estate 2001 sono state evidenziate perturbazioni del campo radio
VLF del tipo appena descritto ed anche queste possono essere osservate
nell'articolo su LoScrittoio.it
sopra riportato. Lo possiamo definire un incoraggiante risultato
della Missione 2001 la prima a cui ho partecipato.