La Lingua Italiana e L'Accademia della Crusca.
Autore: Flavio Gori
Terza ed ultima parte
L'Accademia della Crusca nacque, come già accennato,
a Firenze nel 1583, in seguito all'attività di un gruppo
di giovani appassionati cultori della lingua fiorentina che poi
si sarebbe affermata come la lingua italiana. La passione per
questa lingua non faceva comunque perdere loro di vista la realtà
sociale e storica che vivevano, in particolare contrasto con alcuni
gruppi di conservatori dell'epoca, in Firenze. Essi erano soliti
riunirsi in circoli detti Brigate, Cenacoli o Radunanze, in cui
conversare su temi letterari e linguistici, oltre che culturali
in genere. Da questi sodalizi ebbero vita le Accademie, di cui
la Crusca non fu che un esempio. Possiamo dunque dire che l'Accademia
nacque per contrastare il più rigido classicismo letterario
dell'epoca che, agli occhi dei promotori, faceva correre il rischio,
alla lingua italiana in formazione, di inaridirsi.
Fra le Accademie che presero forma in quel periodo, intorno al
1570/80, possiamo inserire anche l'Accademia degli Umidi, che
poi modificherà il proprio nome in "Fiorentina"
e che sarà un po' la portabandiera del linguismo conservatore,
dunque uno dei bersagli preferiti dagli aderenti a quella combriccola
che poi si chiamerà "della Crusca", in quanto
i suoi componenti erano definiti popolarmente "Crusconi",
ovvero persone dedite a "cruscate", discorsi e conversazioni
incentrate sulle burle, semiseri, che si contrapponevano alle
gravi atmosfere delle riunioni dell'Accademia Fiorentina. Le persone
che poi fondarono l'accademia della Crusca, e dopo di loro altri
Accademici, assunsero soprannomi riferiti al pane, al grano ed
alla crusca, confermando così quella forma che oggi definiremmo
forse come goliardica, che caratterizzò la nascita dell'intero
movimento intorno alla Crusca.
La comune passione per la letteratura ebbe comunque in breve tempo
la meglio e quelle che all'inizio erano per lo più riunioni
tenute per una sorta di presa in giro di alcune visioni letterarie
considerate sorpassate e pericolose per l'evolversi della lingua,
finirono per trasformarsi in discussioni di sempre maggiore impegno.
In seguito il proposito della difesa della lingua toscana ebbe
il sopravvento sugli aspetti burleschi. Leonardo Salvini detto
L'Infarinato, diede un contributo decisivo per la creazione delle
prime forme di Accademia ed anche il termine Crusca ebbe un significato
diverso da quanto sino ad allora accettato, come vedremo più
avanti.
Scorrendo la storia dell'Accademia della Crusca come appare dal
volume "Quattro secoli di Crusca", dell' Accademica
Severina Parodi, credo non si possa fare a meno di restare ammaliati
dai documenti che ci parlano delle prime attività relative
alla formazione dell'Accademia, dai termini usati dai fondatori,
dai nomi e soprannomi stessi dei vari Accademici che, nei vari
anni, hanno contraddistinto la vita intellettuale di Firenze e
di cui troviamo ancora oggi numerose tracce anche semplicemente
guardando i nomi delle vie centrali di Firenze ad essi dedicate.
I protagonisti della vita fiorentina dal 1500 al 1800 che incrociano
le loro attività con quelle connesse all'Accademia della
Crusca sono davvero tanti e di valore; solo per citarne alcuni
ed in ordine sparso: Michelangelo Buonarroti il giovane, Piero
de' Bardi, Domenico Tornaquinci, Domenico Maria Manni, Luca Della
Robbia, Andrea Alamanni ed ancora Niccolini, Capponi e Targioni
Tozzetti, mentre come Soci corrispondenti troviamo Manzoni e Leopardi.
Per coloro che volessero avere informazioni più dettagliate
sugli Accademici, dalla fondazione al 1983, non possiamo far altro
che consigliare il "Catalogo degli Accademici dalla fondazione",
edito nel 1983 dall'Accademia della Crusca, sempre dovuto alla
penna ed alla passione di Severina Parodi.
I membri fondatori dell'Accademia della Crusca sono generalmente
indicati sia col loro nome e cognome, che col loro soprannome
ed infatti abbiamo: G.B. Doti, detto Il Sollo; Anton Francesco
Grazzini, Il Lasca; Bernardo Canigiani, Il Gramolato; Bernardo
Zanchini, Il Macerato e Bastiano de' Rossi, L'Inferigno.
Apriamo una parentesi per spiegare il soprannome del Grazzini:
al momento della effettiva trasformazione in Accademia, il Grazzini
era già morto. Gli altri membri fondatori, riconoscendo
la sua importante funzione, decisero di inserirlo comunque fra
i fondatori della Crusca, mantenendo, per lui, il soprannome che
egli aveva nell'Accademia degli Umidi e fu deciso così
che le lasche (piccoli pesci d'acqua dolce) prima di essere fritte,
vengono infarinate e quindi si trattava di un appellativo corretto
anche per la Crusca. In realtà pare che il Grazzini non
fosse molto convinto della necessità di dare alla Crusca
un'organizzazione accademica.
In seguito viene stabilito il motto dell'Accademia che, preso
a prestito dal Petrarca suona: "Il Più Bel Fior Ne
Coglie", inteso come scegliere il fior fiore della lingua
e si decreta che ogni Accademico debba avere uno stemma (una Pala
con la forma del cucchiaio in legno, usato per trattare le granaglie),
un motto ed un'impresa che lo contraddistinguevano.
Anche sulla Pala sopra descritta vi venivano rappresentati il
motto, l'impresa ed il nome dell'Accademico, che sempre dovevano
essere attinenti al pane.
Negli anni successivi, e quindi per i successivi accademici, dovendo
ottemperare la ferrea questa regola, divenne sempre più
complesso trovare un soprannome adeguato e la consuetudine si
avviò quindi verso una fine naturale. Pur trattandosi di
un argomento di carattere non certo sconfinato, può risultare
curioso che proprio per mancanza di un adeguato vocabolario gli
accademici abbiano dovuto interrompere la loro consuetudine.
Come per i soprannomi, anche per ogni altro oggetto che venga
usato dagli Accademici per l'arredamento delle loro sale di convegno,
veniva stabilito un nome che avesse pertinenza con il pane, la
crusca ed il grano. Lo stemma scelto per identificare l'Accademia
fu il "Buratto", o "Frullone", strumento usato
per separare la farina dalla crusca, grazie ad uno staccio manovrato
da una ruota che poggia su una cassetta dove cade la farina.
Altri termini usati furono "Bugnola" per identificare
la cattedra degli Accademici; "Sacco" il contenitore
degli statuti ed i regolamenti vari, approvati in solenni sedute
accademiche; "Gerla" la sedia degli Accademici, con
la forma di una sporta da panettiere, con una pala da forno come
schienale; "Tramoggia" la cassetta contenente le opere
da esaminare; "Tafferia" il vaso dove si ponevano le
fave delle votazioni, mentre lo scettro dell'Arciconsolo venne
chiamato "Spianatoio".
Nel periodo che si colloca nei primi mesi del 1582, la Crusca
lavora per distinguere la farina dalla crusca della lingua che
bandisce i principi dottrinali e che getta le basi della lingua
toscana e italiana del futuro, anche grazie al primo vocabolario
della lingua italiana che sia mai stato edito, cui fecero seguito
altre quattro edizioni, (le prime due stampate a Venezia, le altre
a Firenze) ed opere di grande rilevanza nel panorama nazionale,
come la pubblicazione di accurate edizioni di testi letterari.
A differenza di quanto avveniva nel Cinquecento dagli editori
dell'epoca, nelle opere edite dalla Crusca non si ricorreva all'ammodernamento
dei testi classici e storici, per renderli più facili alla
comprensione dei contemporanei, ma si preferiva lasciarli nella
loro lingua originale. Fu così che si diede vita ad una
filologia dei testi in volgare.
Questa linea non sarà più abbandonata per molti
degli anni a venire, per quanto in vari periodi storici essa fu
costretta a subire le influenze del potere, che poteva avere effetti
positivi o meno sulla vita dell'Accademia. Nella seconda metà
del 1700, ad esempio, la Crusca fu accorpata, insieme a quella
degli Apatisti, all'Accademia Fiorentina. Fu solo intorno al 1810
che, grazie ad una coincidenza di interessi, Napoleone I decise
di restituire la Crusca alla vita indipendente che le spettava.
Probabilmente ciò avvenne solo per motivi di opportunità
culturale, economica e politica, dello stesso tipo (ma di ordine
contrario) a quelle che in precedenza ne avevano decretato la
temporanea "fine".
Negli anni venti del secolo scorso la Crusca, pur avendo qualche
problema nei rapporti con il potere, riuscì a non farsi
sopraffare dallo spirito politico di allora, forse non votato
alla cultura extra-romana. Gli accademici di allora ed anche il
ministro dell'educazione, pur trovandosi spesso su posizioni assai
diverse politicamente, non avevano incertezze, nè diversi
punti di vista su come lavorare per il futuro della lingua italiana
e della Crusca.
Grazie anche alla lungimiranza di questi studiosi, fu possibile
riprendere, in seguito, il cammino dell'Accademia. In questi ultimi
tempi ciò è stato possibile grazie alla dedizione
di un piccolo gruppo di studiosi, grandi appassionati del loro
lavoro, talvolta costretti a lavorare tra impedimenti di vario
genere ma che non sono certo sufficienti per scoraggiarli.
Anche per questo, oltre che per le loro indubbie e riconosciute
capacità, godono del rispetto e dell'ammirazione degli
studiosi di tutto il mondo.
Auguriamoci che ciò sia presto riconosciuto anche in Italia e per un periodo di tempo finalmente non transitorio.
Per approfondimenti consigliamo il sito web dell'Accademia della Crusca:
http://ovisun199.csovi.fi.cnr.it/crusca/index.htm
Ringraziamenti:
L'Autore ringrazia la Sig.ra Severina Parodi per la cortesia, la disponibilità e l'aiuto offerto durante le visite presso l'Accademia.
BIBLIOGRAFIA:
-Periodico semestrale "LA CRUSCA PER VOI" , n° 1-2-3-4-5-6-7-8-9, da Ottobre 1990 ad Ottobre 1994;
-QUATTRO SECOLI DI CRUSCA di Severina Parodi, edizioni ACCADEMIA DELLA CRUSCA, 1983;
-CATALOGO DEGLI ACCADEMICI di Severina Parodi, edizioni ACCADEMIA DELLA CRUSCA, 1983;
-L'ACCADEMIA DELLA CRUSCA, quarta ristampa 1991, a cura di Giovanni Grazzini in collaborazione con Francesco Pagliai per la prima e seconda ristampa, Severina Parodi, Giovanni Nencioni e Piero Fiorelli, per la quarta ristampa;
-ACCADEMIA DELLA CRUSCA, Catalogo delle Pubblicazioni, 1992;
-L'ACCADEMIA DELLA CRUSCA... E DINTORNI, a cura di Emanuela Bugiarelli Zanini e Elisabetta Biricolti Petti; Elaborati e ricerche degli alunni della classe II/C, scuola media statale "Carlo Lorenzini, anno scolastico 1991/92; Edizioni Pinocchio, scuola media Lorenzini, Sesto Fiorentino.