Autore: Flavio Gori
Vogliamo sapere dove va il mondo per non restare sorpresi.
Prima di pensare a quale influenza porre in atto, è necessario seguire ed analizzare l'evoluzione dell'area che interessa. Questo è sempre stato un dovere per ogni potenza che intendeva controllare le zone geopolitiche di proprio interesse.
Uno dei sistemi migliori per cercare di capire dove il mondo,
o certe Nazioni, potevano andare è stato quello di creare
I cosiddetti Centri di Studio e Ricerca dedicati ai vari
Paesi d'interesse strategico, in modo da tenere sotto controllo
le eventuali variazioni ed essere pronti a recepire i cambiamenti,
magari orientandoli (se non suggerendoli, affinché
siano) a proprio vantaggio. Molto spesso a tali Centri si sono
affiancati rapporti privilegiati con intellettuali (politici,
giornalisti, studiosi di scienza della politica, di economia)
di queste Nazioni, con i quali e grazie ai quali si è potuto
avere un rapporto più stretto con le varie realtà
dei Paesi d'interesse, in modo da avere il polso della situazione
e non perdere alcun contatto, ma anzi è stato sufficiente
per influenzare le scelte politico-economiche delle aree d'interesse
strategico.
In alcuni altri casi si è ritenuto che questo non fosse
sufficiente ed allora ci si è dati daffare per far si che
i cambiamenti fossero per così dire creati, suggeriti nei
fatti, messi in opera, in maniera tale da influenzare e guidare
il futuro politico e sociale di certi Paesi nella direzioni che
la potenza di turno voleva. Con questo sistema, anche gli Stati
Uniti si sono assicurati un'evoluzione di buona parte del mondo
sotto la propria sfera d'influenza prima (nel dopo Yalta) e poi
(dopo il crollo dei regimi che si riconoscevano nell'ipotizzata
alternativa proposta dall'USSR) nell'intero pianeta. Nel
caso l'area in questione fosse stata dichiarata di interesse strategico
(prima in quanto baluardo anti-comunista, poi in relazione
alla cosiddetta homeland security e quindi irrinunciabile
per la sicurezza degli Stati Uniti), non si ha notizia che questi
ultimi abbiano rinunciato a qualsiasi forma d'intervento, pur
di raggiungere i loro scopi.
Stante il sistema di controllo che gli Stati Uniti, come ogni
altra precedente potenza mondiale, si è scelto per far
avanzare le proprie idee e volontà, possiamo dire che molti
Paesi del mondo hanno avuto uno sviluppo più simile a quanto
previsto dal Governo degli Stati Uniti che non da quanto veniva
dalla loro tradizione economica e sociale, nonché dall'effettivo
desiderio della popolazione indigena. Una delle caratteristiche
principali del grande Paese americano è che la sua macchina
propagandistica è così completa (radio, Tv, giornali,
cinema, arte, Internet, gruppi musicali, tutti nelle varie edizioni:
pro e contro il proprio Governo) che risulta alla fine in grado
di far apprezzare il suo modo di vita così bene e di farlo
piacere a così tante persone (in particolare nelle generazioni
più giovani) che pur perdendo una guerra militare (migliaia
di morti e feriti alle spalle da ambo le parti), è poi
capace di vincere la guerra commerciale (che è poi quella
che realmente interessa) senza colpo ferire. E' il caso del Vietnam.
Ma allora perché far fare la guerra ai militari? Operando direttamente con i pubblicitari ed i loro collaboratori psicologi eviteremo morti, feriti e dolore in tutto il mondo. Inoltre ci sarebbe risparmiato il battage propagandistico (dalle parti in lotta) per far si che che I'opinione pubblica si convinca dell'opportunità di andare a rischiare la vita o qualche arto per questioni spesso risolvibili a tavolino. Cosa questa accaduta da che mondo è mondo, ma non per questo è necessario perseverare nell'errore, oltreutto gravissimo, da parte delle ingenue popolazioni.
Controllare tutto, controllare niente.
Nonostante altalenanti eventi militari e più decisi successi
economici in tutto il mondo (o forse proprio a causa di questi),
negli ultimi tempi i sistemi che gli Usa hanno imposto per mantenere
la leadership internazionale hanno creato sempre maggiori indisponenze
da parte di varie Nazioni. Nonostante il crollo del muro di Berlino
ed il conseguente fallimento di quella rivoluzione che si era
man mano trasformata in burocratica esperienza di potere alternativo
dell'USSR (che portava comunque ad una forma di equilibrio anche
sociale in vari Paesi dell'Occidente - anche e soprattutto in
Italia), una volta che gli USA si sono trovati a gestire in solitudine
l'intero Pianeta, il loro sistema è in qualche modo collassato,
forse a causa del sistema economico politico e militare proposto
dagli stessi USA. Non avendo più un nemico importante su
cui focalizzare e scaricare colpe di vario tipo, si sono come
trovati scoperti e non in grado di sostituire l'USSR con un altro
nemico altrettanto solido e credibile.
Non escludo che negli ultimi 5/6 anni di vita del regime di
Mosca, gli Stati Uniti l'abbiano in qualche modo finanziato per
evitare un collasso improvviso che avrebbe potuto generare crisi
internazionali di difficile soluzione anche in casa propria.
Secondo alcuni osservatori, un po' critici sulla politica americana,
l'ipotesi di sostituire il grande ed unico nemico con una serie
di piccoli nemici, non ha portato i risultati sperati e
il coinvolgimento dell'opinione pubblica americana ed internazionale
era così basso da non garantire alcuna possibilità
di mantenere gli investimenti nell'industria pesante che le amministrazioni
americane speravano per continuare a far tirare la cosiddetta
locomotiva economica. Come se il solo modo conosciuto o affidabile
per far marciare l'economia fosse l'industria bellica.
A questo credo economico, dobbiamo riconoscere (a meno
che non si tratti di un'ulteriore coincidenza) non si é
sottratta alcuna delle amministrazioni, né repubblicana,
né democratica. Questo è uno dei cardini secondo
cui quello che viene definito il Modello Unico Americano
esiste è trasversale alle parti politiche ed è parte
integrante e fondamentale della politica estera americana negli
anni.
Ecco che allora spuntano quasi dal nulla elementi sino a poco
prima definibili come dilettanti allo sbaraglio (se paragonati
alle Agenzie anti terrorismo americane, che il più delle
volte hanno creato e allenato questi soggetti per scopi di guerriglia
coperta contro governi non amici) che sono addirittura in grado
di sconvolgere le più organizzate Agenzie d'Intelligence
del mondo, organizzando alcuni degli attentati più spettacolari
e dolorosi mai visti. Un vero nemico unico forte, seppure con
una ulteriore particolarità: uno e trino, in quanto non
assimilabile come un corpo unico (come uno Stato), ma semmai come
una serie di cellule fra loro anche sconosciute e quindi in grado
di stimolare pericolosità addirittura superiori a quelle
di una USSR qualsiasi, che ormai gli USA hanno già
dimostrato di poter abbattere.
Questo è considerato il nuovo nemico, quello
contro cui è necessario compattare la Nazione intera, pena
la fine della homeland security. E questo è stato fatto
e ha avuto il successo necessario a mantenere in attività
l'industria pesante.
E' stato sufficiente anche a mantenere alta la potenza economico-militare
degli Stati Uniti e garantire l'approvvigionamento energetico
necessario?
Questo ci riporta oltre gli aspetti più eclatanti che
stanno contraddistinguendo gli ultimi anni e ci reintroduce verso
una delle più interessanti evoluzioni che è quella
relativa all'esclusività dei rapporti bilaterali fra USA
e le Nazioni produttrici di materie prime di fondamentale importanza
strategica, di cui abbiamo accennato in precedenza.
In effetti qualcosa del genere possiamo dire di averlo sotto osservazione
da qualche tempo: alcuni dei Paesi produttori (medi e medio-alti)
di materie prime strategiche non hanno più rapporti esclusivi
con gli USA. In qualche caso hanno preferito affrancarsi dagli
Stati Uniti preferendo Paesi che non fanno parte dell'Occidente.
Certi Paesi produttori si spingono oltre e richiedono o accettano
pagamenti in Euro, lasciando il Dollaro americano ma, come abbiamo
visto in precedenza, le transazioni internazionali in Dollari
legate alle materie prime, insieme al finanziamento del debito
pubblico americano da parte di alcune delle maggiori banche nazionali
del mondo (Cina, Giappone e Germania ne possiedono fra il 25 e
il 30%) sono ormai parte fondamentale dell'organizzazione economico-finanziaria
degli Stati Uniti ed il venir meno (magari con il rischio di un
pericolosissimo effetto domino) di anche una sola di queste colonne,
potrebbe avere effetti molto negativi sull'intera Nazione americana,
pertanto è uno degli asset su cui qualunque Governo americano
non può assolutamente transigere. Almeno fino a che l'economia
americana non troverà sbocchi diversi e i suoi consumi
resteranno a questi livelli di debito.
Se dunque negli anni passati è stato relativamente facile
mantenere questo Status Quo internazionale (anche grazie alla
divisione in zone d'influenza conseguente alla Conferenza di Yalta,
dopo la II Guerra Mondiale), negli anni successivi al crollo del
Muro di Berlino ed in modo paradossale anche in seguito all'evoluzione
liberista e senza più regole che non fossero quelle del
guadagno immediato e corposo, gli Stati Uniti o, per meglio dire,
le maggiori conglomerate del Paese iniziarono a sfruttare la mano
d'opera dei Paesi in via di sviluppo fra cui si annoveravano fra
gli altri, Cina, India, Vietnam e Taiwan.
Se da un lato è stata rispettata la previsione di un abbassamento dei costi della mano d'opera e dunque un aumento vertiginoso delle vendite in patria e in Europa (grazie ai prezzi - ma anche con una qualità - inferiori) con conseguenti fatturati da capogiro delle Corporation (ma di pari passo con la creazione di disoccupazione e lavoro precario anticamera di problematiche sociali non così difficili da prevedere, né facili da gestire nel medio e lungo periodo), dall'altra si sono create le condizioni per arricchire in maniera forse imprevista e velocissima questi Stati che hanno finito per raggiungere rapidamente la possibilità di interferire con gli USA nei loro rapporti con i Paesi fornitori di materie prime. Un aspetto forse non adeguatamente valutato dai Think Tank, i pensatoi, americani.
Questo dato di fatto ha imposto una parziale revisione da parte
degli USA dei loro sistemi di controllo dei Paesi fornitori. Dato
che alcuni dei maggiori produttori hanno lasciato il grande Paese
americano a favore di altri (ormai definibili: concorrenti) in
grado di proporre migliori rapporti e supporti commerciali e industriali
ma forse anche in grado di aiutare il Paese in questione dal lato
militare e civile come mai prima d'ora era stato fatto.
Insomma: gli Stati Uniti non fanno più paura come anni
addietro e la loro influenza globale è in così declinante
da permettere decisioni che qualche anno fa non sarebbero state
nemmeno prese in considerazione. Questo crea un indebolimento
strutturale degli Stati Uniti d'America tale che l'intera potenza
potrebbe esserne travolta e nessuna Amministrazione americana
può tergiversare nell'intervenire. Allo stesso tempo bisogna
tenere ben presente che le varie Amministrazioni che si sono succedute
negli ultimi 30 anni, non hanno fatto abbastanza per evitare di
giungere a questo stadio, né evitando certe scelte, né
evidenziando simili problematiche. Errori politici di grande rilievo
e tali da contribuire grandemente al declino fin dalle fondamenta
della potenza americana uscita vittoriosa dalla Seconda Guerra
mondiale e dal confronto con l'USSR.
Gli Stati Uniti e la loro potenza militare, economico e politica
non fanno più paura?
In certi casi, negli USA, si è deciso di non poter più
restare fermi e subire le decisioni altrui ma si è intervenuti
direttamente con la forza militare per dimostrare (non solo al
diretto interessato) che quando gli Stati Uniti decidono che un
certo Paese è strategicamente importante, o questo Paese
ha preso una decisione importante e negativa per gli Stati Uniti,
non può pensare di farla franca. Non può scegliere
autonomamente il proprio futuro.
Gli USA sono disposti anche a sopportare un dopo guerra molto
duro, difficile da gestire e costosissimo sia in termini di denaro
che di uomini uccisi a guerra ufficialmente dichiarata finita,
terminata e vinta. Una decisione assoluta, come se le risorse
in ballo fossero prossime all'esaurimento o che fossero
a rischio le disponibilità a causa dell'intraprendenza
di altri Stati e non ci fosse né spazio, né tempo
per trattative diplomatiche. Per quanto tempo ancora l'economia
americana potrà permettersi simili approcci ai problemi?
Cosa accadrà all'economia americana nel momento in cui non sarà possibile l'intervento militare per bloccare comportamenti di più Stati che potrebbero nello stesso periodo temporale andare a sgretolare il primato economico mondiale?
3 - continua