Autore: Cristiano Fidani - c.fidani@virgilio.it
Insieme ai forti terremoti che devastarono le nostre regioni
nel XVIII secolo si manifestarono strani fenomeni elettrici e
luminosi con una tale frequenza da rendere innegabile la loro
esistenza. Luminosità diffuse o concentrate in colonne,
fogli e sfere, scariche elettriche e fiammelle apparvero nelle
notti che precedettero i terribili eventi.
Sotto l'influenza dello spirito illuminista e delle nuove idee
sul fluido elettrico, sostenute in Italia da eccellenti studiosi,
come ad esempio Giovan Batista Beccaria (1716-1781), furono raccolte
accurate osservazioni di tali fenomeni e avanzate le prime ipotesi
per interpretarli. Si può ricordare il resoconto di Giuseppe
Vannucci (1750-1819) del terremoto di Rimini del 1786, in cui
una colonna di fuoco attraversò il cielo della città
poco prima della scossa (G. Vannucci, "Discorso Istorico
Filosofico sopra il tremuoto del 25 dicembre 1786", Cesena
1787); o anche l'ipotesi di una delle teorie elettriciste ispirata
alla Bottiglia di Leyden per spiegare l'evento dell'Umbria del
1751, avanzata da Andrea Bina (1724-1792) secondo cui delle caverne
sotterranee coperte di zolfo e piene d'acqua costituivano i generatori
di elettricità responsabili della scarica che generò
il terremoto (A. Bina, "Ragionamento sopra la cagione dei
terremoti", Perugia 1751).
E' per iniziativa di Alessandro Serpieri (1823-1885) che nel
secolo successivo venne istituita la prima rete di rilevamento
di anomalie elettromagnetiche attraverso le stazioni telegrafiche
del tempo (A. Serpieri, "L'avvenire della sismologia e la
predizione dei terremoti", in Rivista Scientifica, Siena,
Aprile 1878). L'iniziativa prese spunto dalle perturbazioni elettriche
nella linea telegrafica osservate a Savignano presso Rimini, durante
il terremoto dell'Italia Centrale del 1873, ed estratte da un
resoconto delle manifestazioni registrate dai diversi osservatori
del tempo, raccolte dallo stesso Serpieri dopo il sisma.
Nei primi anni del '900, Raffaello Stiattesi, Giuseppe Ceramicola
(1879-1951) ed altri, lavorarono al perfezionamento di uno strumento
in grado di rilevare le variazioni del campo magnetico in maniera
molto più sensibile di quanto si potesse fare con un semplice
ago di una bussola (G. Ceramicola, "Di un nuovo avvisatore
sismico", La Scienza per Tutti del 1 marzo 1911; "Il
sismologo faentino a colloquio con Padre Alfani e Padre Stiattesi",
su La Nazione del 1 Febbraio 1924). Essi furono ispirati dall'osservazione
di un agrimensore che dodici ore prima del tremendo terremoto
di Messina vide movimenti eccezionali dell'ago magnetico. Nel
1910 Ignazio Galli (1841-1920) scrisse la prima raccolta di apparizioni
di luci sismiche e tentò una loro prima classificazione
(I. Galli, "Raccolta e classificazione dei fenomeni luminosi
osservati nei terremoti", Bollettino della Società
Italiana, V.14, p.221, 1910). Purtroppo, negli stessi anni furono
sollevate molte polemiche sulla possibilità di previsione
dei terremoti e le innovative ricerche di questi studiosi non
vennero sostenute.
Probabilmente partendo dalle ricerche appena citate, dopo la seconda guerra mondiale il sismologo faentino Raffaele Bendandi (1893-1979) effettuò numerose osservazioni delle anomalie del campo magnetico e dei disturbi sulle comunicazioni ad onde corte nei periodi sismici. Grazie alle osservazioni dell'attività solare, che svolse contemporaneamente a quelle sismiche ed elettromagnetiche, si accorse che tutto il sistema solare era sconvolto da periodiche crisi che avevano come conseguenza le tempeste magnetiche, gli eccessi metereologici, le anomalie elettromagnetiche, i terremoti e anche un'influenza sulla salute psico-fisica delle persone (R. Bendandi, "Cielo e Terra", Faenza, aprile-maggio 1950). Come gli studiosi sopra citati, anche Bendandi dovette affrontare una feroce critica del mondo accademico di allora.
Recentemente, in tutte le regioni del mondo colpite da terremoti, sono stati sviluppati dei progetti che si occupano di indagini su queste manifestazioni ancora molto misteriose. Dalla misura dei campi elettrico e magnetico quasi stazionari, a quella delle loro oscillazioni sulla gamma compresa fra le ULF e lo spettro visibile, sono tutti contributi che ci consentono di capire meglio i terremoti, i vulcani e molti altri fenomeni geofisici. E' sorprendente notare come proprio in Italia, dove affondano le radici più profonde di questi studi e dove hanno sviluppato le loro invenzioni Alessandro Volta e Gulielmo Marconi, ideatori geniali ovunque riconosciuti, rimangono tuttora grandi difficoltà nell'accettare l'utilità di tali ricerche.
Le indagini condotte in Italia riguardano principalmente: la modulazione dei segnali VLF di origine antropica che propagano nel canale subionosferico sovrastante la zona epicentrale (P.F. Biagi et al., Nat. Haz. Earth Sys. Sci., V.4, p.685, 2004); gli effetti sulla distribuzione di concentrazione delle particelle cariche della ionosfera e i campi elettrico e magnetico al di sopra della zona epicentrale (V. Sgrigna in una collaborazione internazionale - ESPERIA - http://smsc.cnes.fr/DEMETER/); le misure di correnti telluriche che hanno mostrato una relazione con l'attività sismica della regione monitorata (L. Telesca et al., Nat. Haz. Earth Sci., V.4, p.663, 2004).
Una ricostruzione della storia di queste osservazioni insieme con le ipotesi che sono state fino ad ora formulate per interpretarle, e' stata riportata in un libro dal titolo "Ipotesi sulle Anomalie Elettromagnetiche Associate ai Terremoti" (Luglio 2005), edito dalla Libreria Universitaria Benedetti dell'Aquila.